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Itinerario 7

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Convento s. francesco, romitorio e parco archeologico

itinerario da compiere in auto

 

Quest'itinerario consente non solo di godere delle meraviglie naturali offerte dalla montagna ma di procedere alla scoperta di monumenti e testimonianze nascoste fra il verde dei suoi boschi.
Abbandonata Piazza Garibaldi ci si dirige in direzione Sarteano. Dopo circa 1 km si svolta a sinistra sulla strada che sale lungo le pendici della montagna. Ancora alcune centinaia di metri ed a sinistra si incontra il cancello d'ingresso alla PALAZZINA, villa settecentesca edificata dalla nobile famiglia Minutelli, essa costituiva un piccolo nucleo abitato, con la casa padronale, gli alloggi per il fattore e per la servitù, le stalle, i magazzini ed una piccola chiesa. Innanzi alla villa un bel giardino a terrazza affacciato sul paese di Cetona.

Il complesso che incontriamo appena dietro la curva è il CONVENTO DI SAN FRANCESCO, oggi sede della comunità Mondo X. Fondato secondo la tradizione da Francesco d'Assisi, il Convento ha subito nei secoli ampliamenti e rimaneggiamenti. Il Waddingo, antico storico, nei suoi annali riporta "Seraphicus Pater venit Scytonium non longe  e Clusio anno 1212", attribuendo la fondazione del Convento in detto anno ad opera dello stesso San Francesco che lo lasciò in cura al fedele Beato Eligio.

 

Sorsero dapprima semplici ripari di frasche poi i cetonesi vollero "che avessero più degno luogo dove riposare" e fu edificata una chiesetta ed un convento d'otto celle. Non sappiamo se questa cronaca sia autentica, ma un fondo di verità vi è senz'altro essendo realmente documentata nelle fonti francescane la presenza di San Francesco nei pressi di Sarteano e trovandosi e trovandosi tra i primi frati francescani un Guidus Scytoniensis, si trattava probabilmente del Beato Guido Lucaroni da Cetona, discepolo del Beato Egidio. Il portale di accesso è cinquecentesco e sull'architrave reca l'iscrizione DOM. PORTA A GETTUMULU PER FRANCISCE DIENOMEDES - VISITA 1505. Dal portale si accede ad un chiostro lastricato al cui centro vi è una vasta cisterna sotterranea per la raccolta delle acque piovane. Il porticato che gira tutto attorno al chiostro ha alcuni elementi di rilievo nei capitelli delle colonne di sinistra. La Chiesa, posta di fronte all'ingresso, si stacca per altezza dal colonnato e denota nella struttura la sua esecuzione attorno al 1500. Sul lato sinistro del chiostro, dopo l'apertura che immette nel vasto e curatissimo bosco, è un'antica e minuscola chiesetta. Il resto della struttura è un accavallarsi di costruzioni riferibili a più epoche. La visita all'interno dell'ex convento può essere richiesta alla Comunità di Mondo X.


Lasciatosi alle spalle il convento la nostra salita prosegue lungo i fianchi del bosco. Dopo qualche chilometro ci immettiamo nel tracciato Sarteano-San Casciano dei Bagni. Svoltato a sinistra dopo un breve tratto di strada pianeggiante dal quale è possibile ammirare uno stupendo panorama della sottostante vallata, la strada si impenna bruscamente per poi tornare a scendere. Quasi ai piedi della discesa, appena oltrepassato a sinistra un casale in pietra chiamato Val dell'Oro, si trova la spianata del Biancheto, compresa nell'area del Parco archeologico e naturalistico di Belverde. Per chi lo desiderasse, l'area attrezzata del Biancheto consente la possibilità di cucinare e mangiare all'aperto entro spazi predisposti. Subito a ridosso di quest'area  è il Centro Servizi del Parco Archeologico, dal quale partono le visite guidate alle Grotte preistoriche e nel quale è possibile, oltre a reperire le informazioni turistiche della zona, ristorarsi nel bar interno.
Ritornati sulla strada, dopo poche centinaia di metri è posto il bivio per Belverde. Questa località, conosciuta fin dall'antichità per l'eremo francescano di Santa Maria, balzò agli onori della cronaca allorché Umberto Calzoni vi mise in luce, nel corso degli anni 30 del novecento, uno degli insediamenti più rappresentativi dell'età del Bronzo nell'Italia centrale. Il complesso di cavità, in parte visitabili, ha restituito grande quantità di reperti archeologici. Senza dilungarci nella descrizione dei ritrovamenti, per la quale si rimanda alle guide "La preistoria del Monte Cetona" e "Il Parco archeologico naturalistico di Belverde", consigliamo una visita alle principali cavità, oggi illuminate grazie ad una centrale fotovoltaica realizzata a margine superiore del sovrastante pianoro. Nel fitto del bosco di lecci s'aprono oltre 25 grotte ma solo alcune consentono un facile accesso. Senza dubbio la più interessante è la Grotta di San Francesco, situata ai piedi dell'alta scogliera proprio dietro l'eremo. Il nome della cavità è dovuto, secondo tradizione, alla presenza di San Francesco che, trovandosi in preghiera nella grotta, vi lasciò impresse sulla roccia le impronte delle proprie ginocchia. Sistemata la grotta per accogliere i pellegrini, i frati francescani collocarono, a ricordo dell'episodio, una rozza croce di legno, oggi sostituita. In occasione di una visita a questo mistico luogo, Umberto Calzoni si imbatté nella fortunata scoperta.
Nel corso di una massiccia campagna di scavi, a partire dal 1927, nell'ampio atrio della cavità si rinvennero grossi vasi contenenti cereali e granaglie, mentre più internamente vennero alla luce resti di focolari. Nell'opera di svuotamento, fu aperto a colpi di mazza il cunicolo che oggi è percorribile a sinistra dell'ingresso ed attraverso il quale è possibile uscire da un'apertura superiore. Poco distante da quest'uscita è visibile il cosiddetto anfiteatro, una singolare serie di gradini tagliati nella roccia, probabilmente una cava di pietra realizzata in epoca romana o medievale. In direzione dell'eremo, proprio lungo la via, s'aprono altre interessanti caverne. Conosciuta in antico come Tomba di Fedele, per aver ospitato per lungo tempo un bandito di tale nome, l'Antro della Noce è la grotta che si apre più vicino all'eremo e comunica internamente con l'attigua Buca del Progetto. Dall'interno di queste due cavità proviene una gran quantità di reperti, oggi al Museo Archeologico di Perugia, tra i quali vogliamo segnalare 2 splendide spade in bronzo, alcune accette e numerosi vasi decorati. La vita delle popolazioni dell'età del bronzo non si svolgeva, però, all'interno delle cavità ma in capanne, ricostruite nell'adiacente Archeodromo di Belverde. Le grotte erano utilizzate come luogo di sepoltura dei defunti, i cui resti sono stati ritrovati in gran numero nell'esplorazione del Calzoni.
Il ROMITORIO DI BELVERDE sorge ai piedi di un'imponente rupe in travertino, sommerso da piante di lecci e cipressi centenari. La parte più antica del complesso è costituita dalle tre chiese sovrapposte, la cui fondazione risale intorno all'anno 1000. Caratterizzate da una sola navata, da volte a botti e da archi a tutto tondo, le chiese erano forse legate ad una comunità di cavatori di pietra e scalpellini che si trovava nei pressi. I capitelli del portico della Chiesa inferiore recano scolpiti nel bassorilievo alcuni arnesi tipici di questi mestieri, quali picconi, incudini e martelli. Nel 1367, con il Diploma di Enrico IV, Cetona e molti territori vennero concessi in favore di Guglielmo di Beaufort e, forse per salvare il patrimonio locale, la famiglia orvietana dei Montemarte fece donazioni alla Chiesa di Belverde. Un membro di questa famiglia, tale Niccolò, viene comunemente indicato come il fondatore del convento che in quell'anno sorse a fianco delle chiese. Nel 1375 il possesso di Cetona e delle sue terre ritornò nelle mani della famiglia Montemarte con Ugolino, Conte di Corbara ed alcuni anni più tardi Francesco Montemarte commissionò gli affreschi delle chiese ad artisti di scuola orvietana che li eseguirono fra il 1390 ed il 1391. A ricordo dei committenti è ancora lo stemma familiare con gigli in campo rosso dipinto nella Chiesa del Salvatore. Fra i maestri che ornarono le pareti e le volte delle Chiese di Belverde sono riconoscibili Cola Petruccioli nell'Oratorio Inferiore e Piero di Puccio ed Andrea di Giovanni in quelli delle Chiese superiori. Questi tre pittori furono validissimi discepoli e collaboratori di Ugolino di Prete Ilario nell'esecuzione degli affreschi nella Cappella del Corporale nel Duomo di Orvieto.
L'oratorio inferiore, dedicato alla Beata Vergine Maria, appare quasi interamente affrescato da Cola Petruccioli di Petrucciolo che raffigurò sulle pareti molteplici soggetti legati alla Vergine, intercalandoli con altre scene. Salendo nella Chiesa Superiore dedicata al Salvatore, si trova un tema organico di affreschi raffigurante la vita di Cristo con scene racchiuse in due registri. Gli autori che operarono in questo spazio furono Piero di Puccio, Andrea di Giovanni e il "quarto Maestro di Belverde". Pure ad Andrea di Giovanni sono attribuite le sei scene della vita della Maddalena sulla volta dell'attiguo Oratorio di Santa Maria Maddalena. Alle pareti è inoltre conservata una pregevole Via Crucis composta da 14 formelle di scuola senese eseguite nella prima metà del 1700 e derivate da modelli di stampe settecentesche provenienti dal Nord Europa.
Lasciatoci alle spalle il complesso di Belverde, possiamo decidere se ritornare a Cetona utilizzando l'antica via di collegamento, oppure proseguire per la vetta del Monte Cetona. Per chi volesse salire fino ai 1148 metri della cima della montagna faccia riferimento all'itinerario 8.
Per chi avesse invece deciso di proseguire su questo itinerario, deve percorrere la strada che, oltrepassato l'eremo, scende costeggiando il bosco. Abbiamo sopra accennato che questa era l'antica via di collegamento con Cetona. Ai tempi della Via Francigena, la viabilità nel territorio era spostata sull'alto del Monte e per accedere al paese esistevano tre sole possibilità. A valle attraversando i ponti sulla palude della Chiana - Butarone e Carriolo - a monte attraverso questa via oppure proseguendo fino a Sarteano per poi scendere attraverso la vallata del Caggio. La presenza di questo percorso giustifica il grosso intervento fatto dai Montemarte per la sistemazione della chiesa. Belverde non era un eremo sperduto nei boschi ma un complesso situato lungo la principale via di accesso al loro castello. Solo alcuni secoli più tardi, con lo spostamento a valle del traffico mercantile, la chiesa, perdute le rendite dei terreni e dei censi, decadde dal suo ruolo primario. Quando nel 1694 i Padri riformati tornarono a vivere a Belverde, il Convento era ormai in rovina.
Lasciataci sulla sinistra una cappellina, iniziamo la discesa verso il paese. La strada conosciuta come la Corta di Belverde, serpeggia lungo i campi ed offre stupende visioni dall'alto sull'abitato.

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Celebrazioni Giubilari per gli 800 anni dalla fondazione del Convento di San Francesco

 

Nei giorni 17 e 18 luglio 2012, il Ministro generale Fr. José Rodriguez Carballo e il suo Definitorio generale, insieme al Segretario generale della Formazione e gli Studi, e il suo Segretario particolare, hanno partecipato alle celebrazioni giubilari che hanno avuto luogo a Cetona (Italia). Ci sono stati tre eventi che li hanno convocati: il 50° anniversario della Fondazione di Mondo X, gli 800 anni della fondazione del Convento di San Francesco di Cetona (Sede di una delle comunità di recupero per tossicodipendenti di Mondo X), e l’81° compleanno di Padre Eligio Gelmini, ofm, fondatore di Mondo X.

Il Ministro generale con il suo Definitorio e i Frati della Curia, generale insieme a un gruppo di Frati Minori di diverse Provincie italiane, con la rappresentanza dei loro Provinciali, hanno partecipato alla celebrazione dell’Eucaristia nel pomeriggio del 17 luglio, presieduta dal Ministro generale. La mattina del 18 luglio, il Ministro generale e il suo Definitorio hanno avuto un incontro-dialogo con i giovani che vivono nelle comunità di questo progetto. “Mondo X” è un sogno realizzato da Fr. Eligio Gelmini, ofm, per collocare l’uomo al centro del mondo, come ha desiderato Dio.

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